Tolleranza religiosa

Esempio di tolleranza religiosa: una croce cristiana di un monumento ai caduti in guerra affiancata da una menorah per la festa ebraica dell'Hanukkah.

La tolleranza religiosa è la condizione attraverso la quale le credenze e le pratiche di una o più religioni, diverse da quella professata all'interno di un popolo o di una nazione, vengono accettate o consentite.

In particolare, in una nazione in cui vige una religione di Stato, essa va intesa come la concessione da parte del governo di praticare altre confessioni al fianco di quella ufficiale. Tale tolleranza garantisce l'immunità da qualsiasi tipo di persecuzione per le religioni aliene accettate dal governo, ma può, in alcuni casi, essere accompagnata anche da forme di discriminazione, a seconda di quali religioni vengano consentite e quali no. A differenza della libertà di religione, infatti, ciò non implica che tutte le religioni siano uguali dinanzi alla legge, in quanto si tratta di un privilegio concesso dal governo e non di un diritto contro di esso.

A livello individuale, la tolleranza religiosa indica un'attitudine ad accettare le religioni altrui, anche se non se ne riconoscono in tutto o in parte alcuni aspetti. Ciò è fondamentale, poiché vari popoli hanno spesso avuto a che fare con credenze religiose ritenute idolatre, superstiziose, eretiche o scismatiche.

Storicamente la tolleranza religiosa è stata oggetto di contese non solo sul fatto se sia consentito o meno che altre fedi possano essere professate liberamente, ma anche su se sia il caso che un governante credente possa essere tollerante o consenta che anche il suo popolo lo sia.

In Europa l'idea di tolleranza religiosa fu introdotta nel XVI secolo dagli intellettuali umanisti; ad indicare la concordia fra le religioni cristiane furono anzitutto Erasmo da Rotterdam e Thomas More.


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